Germania, condanna definitiva per il Vescovo negazionista

28/04/2014    
Al centro Richard Williamson

(©LAPRESSE) AL CENTRO RICHARD WILLIAMSON

Ultimo grado di giudizio per Richard Williamson che ha “ridimensionato” l’Olocausto

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA
ROMA

Se i suoi avvocati non presenteranno questa volta ricorso alla Corte europea entro quattro settimane dalla sentenza del tribunale di Norimberga, Richard Nelson Williamson, 74 anni, il vescovo di origine britannica che nel 2009 suscitò uno scandalo internazionale per le sue dichiarazioni volte a negare l'Olocausto, sarà costretto a pagare la multa di 1.800  euro che gli era stata comminata dal tribunale di Regensburg.

La sentenza di Norimberga (11 aprile) è l’ultimo atto di giudizio di un tribunale tedesco, salvo ulteriore istanza europea entro il 9 maggio. La Corte d'Appello di Norimberga ha infatti respinto il terzo ricorso di Williamson dopo che i giudici si erano visti costretti in precedenza ad accoglierne altri due che, per vizi procedurali, avevano di fatto annullato altrettante sentenze.

La vicenda del Vescovo inglese era iniziata nel 2009 quando andava in onda dalla tv svedese un’intervista registrata l’1 novembre 2008 nel seminario tedesco della Fraternità tradizionalista di San Pio X a Regensburg. In quella sede Williamson aveva negato l'Olocausto, stimando il numero di ebrei uccisi dai nazisti a non più di 300mila e dichiarando di non credere all’esistenza delle camere a gas nei campi di sterminio. Se questo in Svezia non costituisce reato, in Germania invece lo è: di qui la denuncia e il processo a Regensburg con la condanna per “incitamento all’odio razziale e negazione dell’Olocausto”.

Nelle stesse settimane, il 21 gennaio 2009, aveva creato qualche sconcerto all’interno della Chiesa la revoca della scomunica (ma restava la sospensione “a divinis”) a Williamson e ad altri tre vescovi della Fraternità di San Pio X (quasi un gesto per gettare un ponte di dialogo con i tradizionalisti) da parte di papa Benedetto XVI, che in seguito si era rivelato essere all’oscuro delle dichiarazioni negazioniste (la scomunica era stata decisa da Giovanni Paolo II nel 1988, tramite il cardinale Gantin).

Gli avvocati di Williamson – come sottolinea l’agenzia austriaca Kathpress – hanno sempre sostenuto che il loro cliente non sapeva della diffusione delle sue dichiarazioni in Germania e che i giornalisti svedesi lo avevano colto di sorpresa.

Nel mese di febbraio dello stesso anno Williamson aveva chiesto scusa al Papa, a Dio, ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime che hanno subito ingiustizie sotto il Terzo Reich, spiegando come “non intendesse arrecare loro alcun dolore”. Il 9 febbraio il Vescovo era stato espulso dall’Argentina (dove dirigeva il Seminario di La Reja alle porte di Buenos Aires) per volere della presidente Cristina Kirchner che l’aveva dichiarato “persona non gradita” a causa delle sue “spregevoli dichiarazioni antisemite”, e con dieci giorni di tempo per lasciare il paese si rifugiò a Londra.

Williamson, nato nel 1940 in una famiglia anglicana, si era laureato in architettura a Cambridge e aveva lavorato in Ghana prima della sua conversione al cattolicesimo e agli studi di teologia nel seminario di Ecône. Consacrato vescovo nel 1988 da Marcel Lefebvre senza l’autorizzazione della Santa Sede era stato subito scomunicato.

Benedetto XVI, che aveva conosciuto il nazismo nella sua terra di Germania, incontrando nel mese di febbraio 2009 i presidenti delle comunità ebraiche americane disse: "Chiedo perdono per gli orrori dell'Olocausto. Inaccettabile chi lo nega o lo minimizza". E aggiunse: “L’intera umanità prova profonda vergogna per la selvaggia brutalità nei confronti del vostro popolo. È fuori discussione che ogni negazione o tentativo di minimizzare questo terribile crimine è intollerabile e del tutto inaccettabile".

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